Visualizzazioni totali

sabato 15 novembre 2014

APARTHEID AD ARZIGNANO?

 SI PREDICA L’INCLUSIONE E SI PRATICA LA SEPARAZIONE


















IO NON HO PAURA DELLO STRANIERO     http://youtu.be/6T05hvkz-Vs

Nell’anno 2014  in cui si parla di prevedere la  cittadinanza per i bambini di genitori immigrati che nascono in Italia e che concludono un ciclo scolastico, in cui si continua a discutere a scuola di  BES (Bisogni Educativi Speciali),  di diversità come valore aggiunto, si allestiscono invece classi separate per studenti stranieri realizzando di fatto  una odiosa apartheid: classi ghetto ad Arizgnano (Vicenza), come prima  a Bologna,  ad  Alte Ceccato (Vicenza), a Costa Volpino (Bergamo)… , ignorando  bellamente quanto dicono linguisti ed esperienze,  che la migliore integrazione si realizza in classe,  sui banchi di scuola.

Andiamo con ordine.

E’ del 28 ottobre scorso  la notizia pubblicata, con grande risalto, nel giornale di Vicenza che alla scuola primaria Pellizzari ad Arzignano sono state costituite due classi di prima esclusivamente  di soli alunni stranieri.    

Una iniziativa, da anni, probabilmente, nel cuore di codesta amministrazione comunale ma che aveva sempre cozzato finora con la tradizione delle scuole di Arzignano  le quali, in rete, in presenza negli anni scorsi di un forte flusso di stranieri riconosciuto a livello nazionale, avevano adottato strategie e percorsi  di inclusione e  interazione.

Con orgoglio  ho rappresentato la nostra zona 
nel seminario nazionale HEAD TO BEAD, 
dirigenti a confronto, nel 2007, inviata dalla direzione regionale del Veneto  ad  illustrare, appunto, le buone pratiche di inclusione del territorio, contro ogni discriminazione, ogni separazione, ogni omologazione, portando le nostre esperienze che avevano saputo passare dalla emergenza alla ordinarietà, nonostante le politiche di rigore e di austerità,  nonostante i vari  ‘distinguo’ dei partiti che erano alla guida dei nostri comuni  (progetti riportati nella  pubblicazione  UNA BARBIANA PER NUOVI ITALIANI del 2008). 
Riferivo al seminario nazionale  un decennio di ricerche nel territorio, di vissuto delle scuole, la rete formata tra le stesse, il protocollo d’intesa con il comune di Arzignano ( in particolare Comune / scuola  Giuriolo) , il percorso di integrazione avvenuto con laboratori, con mediatori culturali ,  con la professionalità dei docenti del CTP, con i progetti  di alfabetizzazione e di coinvolgimento delle famiglie ,  piste di rafforzamento della lingua italiana per gli studenti,  ma sempre tenendo fermo  il discorso delle classi eterogenee  (senza distinzioni di sesso. religione ‘razza’  ) 

Tutto spazzato via?     
Troppo comodo sostenere che non si possa pianificare: è stato fatto anni fa, tra Amministrazione e Dirigenti scolastici (1°e 2° circolo di Arzignano),  parlando ai collegi e ai consigli di istituto, controllando i bacini di utenza, confrontandosi con i genitori delle famiglie italiane e delle famiglie di stranieri, adottando soluzioni condivise sempre con il solo obiettivo di non creare classi separate.  
Per la scuola media nel corso degli anni si  distribuivano  gli alunni stranieri tra Zanella e  Motterle , puntando a ridefinire, se necessario, le zone gravitanti su un plesso piuttosto che su un altro.
Non mi si dica, pertanto,  che non è possibile. 
E se domani i genitori decidessero di ritirare i loro ragazzi da una scuola media perché l’altra del paese, secondo loro, è migliore che farebbe  l’amministrazione comunale?  Chiuderebbe i cancelli di una scuola e costruirebbe classi aggiunte all’altra ?

Via siamo seri.  

Ci tiene a riferire  il Giornale di Vicenza  che  l’assessore regionale  Elena Donazzan (esperta di che?) “Promuove Villaggio Giardino. Classi elementari per soli stranieri un modello veneto”...  “Un modello da esportare in tutte le scuole che affrontano il problema dell' integrazione
degli studenti stranieri” .


Stiamo scherzando?

Modello di che cosa? 
Mi chiedo quando avremo gli autobus per soli italiani, le città divise per ghetti etnici ed altro ancora in pieno stile "apartheid"… Per piacere si abbia il pudore almeno di non far passare  l’idea che tutto viene fatto in funzione della accoglienza e dell’integrazione, ovvero per e non contro lo straniero.  
E, già che ci siamo, perché allora non fare le classi differenziali per gli alunni con disabilità ?       
E’  in realtà “una discriminazione  contro i bambini"              
                                                                 
Ritorniamo al progetto arzignanese: le due classi prime di soli stranieri, ci riferiscono (altra chicca) ,  svolgono “un progetto di integrazione  tutto in italiano “ (ma in quale lingua avrebbe dovuto parlare la maestra  altrimenti ?), un modello che prevede “ l’insegnamento delle materie come italiano, storia e cultura locale e …   una scuola  anche per i genitori, per la conoscenza e il rispetto delle regole”. 
Mi ritorna alla mente quanto ha scritto il pedagogista saggista Alberto Alberti , ex ispettore tecnico del ministero della Pubblica istruzione con 50 anni di carriera scolastica alle spalle, che ho incontrato nei mei corsi di aggiornamento: «La cosa più grave è che si vogliano insegnare le tradizioni locali e si pensi a classi differenziate per la "comprensione dei diritti e dei doveri"»   Alberti insiste:   «Taglio dei fondi, riduzione delle competenze, espulsione di studenti difficili. Oggi sono bambini stranieri o ragazzi con problemi relazionali, domani saranno alunni dialettofoni, socialmente svantaggiati o handicappati. Introducendo elementi di divisione non si fa scuola per i cittadini di domani, si allevano piccoli arrivisti, come diceva Don Milani».
Io la penso come Alberti . 

Ancora, il giornale di Vicenza scrive che il modello di integrazione scolastica è   stato  accolto come una   opportunità dai genitori della  Pellizzari”  .

  A mio parere , invece, la scuola italiana , con tale iniziativa,  fa  un PASSO INDIETRO .   
Penso  quando negli anni 60 i fratelli Kennedy a costo della vita imposero l’integrazione nelle scuole americane con l’ingresso di studenti di colore; penso  alle parole espresse da Martin Luther King nel 68 “I have a dream “ nel quale esprimeva il sogno di una America dove il proprio bambino nero avrebbe giocato insieme a un bambino bianco.                                    
Quale sarebbe il modello di integrazione  nelle due classi di soli stranieri sbandierato dai due assessori di Arzignano e della Regione? 
Se non in classe,  in quale altro spazio e tempo i bambini potranno istituire relazioni di amicizia, di vero scambio culturale , bambini di origine straniera e italiani ?   
La scuola media Giuriolo  di Arzignano, da me diretta per dieci anni fino al 2012 (periodo che coincise con il più alto flusso migratorio di stranieri in zona)  si è fatto promotrice di una integrazione in altro senso,  di cui si va fieri ,  documentata, contro le geografie di separazione perché sosteneva che  A scuola nessuno è straniero 






















Tale politica educativa  fu oggetto di attenzione di Rai Educational (Mondo a colori)  nel 2008. Il  servizio televisivo della rai documentò  come avveniva  l’integrazione degli alunni stranieri   nella nostra scuola che si muoveva rifiutandosi sempre di  realizzare classi di soli stranieri .  
 http://youtu.be/8mmBqx8mI9s  
ARZIGNANO UNA SCUOLA SENZA  FRONTIERE

Un altro servizio giornalistico/  televisivo mise in luce le modalità  condivise tra l' amministrazione  comunale di  allora e la Scuola  per realizzare il progetto  di inclusione  scolastica nel territorio arzignanese.
http://youtu.be/VzCJUm8glOc
  NO CLASSI SEPARATE MA  INTEGRAZIONE AD  ARZIGNANO 

Le interrogazioni consiliari di un Partito, in quell'epoca all'opposizione, sulla scuola media , tacciata di essere un 'covo rosso' ,   non fermavano  l'istituto che perseverava nel  difendere il diritto allo studio di tutti gli allievi, compresi gli stranieri e  marciava  a Barbiana per ricordare il prete scomodo, don Milani e il suo messaggio educativo.
ARZIGNANO A BARBIANA 
L’istituto, grazie anche ala collaborazione dell'università di Padova, interessata allo studio del fenomeno degli alunni stranieri di seconda generazione, pubblicava, contestualmente, il libro  UNA BARBIANA PER NUOVI ITALIANI” 

La scuola media Giuriolo  aderì, poi,  con entusiasmo, assieme alle direzioni didattiche,  al progetto della Città di Arzignano con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali  "Dal conflitto alla mediazione di quartiere. La mediazione come risorsa di inclusione " e con la regia dell'università di Padova .  La partenza fu il 2009 e il progetto durò 17 mesi .
Nella pubblicazione, datata 2010 , 
 " La promozione della cittadinanza come responsabilità condivisa . L'esperienza pilota di mediazione civica sul territorio della Valle del Chiampo" , si monitorarono i risultati; il tutto era stato condotto  con il  fondo europeo  per l'inclusione sociale degli immigrati e alla fine si erano date precise indicazioni per proseguire il percorso di corresponsabilità civile tra gli abitanti  con  le risorse del territorio. Insieme stranieri e italiani , a scuola, nei condomini, nei luoghi di lavoro, come cittadini ,  per la sicurezza, la responsabilità  e il benessere della comunità intera   .   
Che ne è di tale esperienza (tra l'altro anche costosa? ) 
 Non era questo un modello da 'esportare' nel Veneto,  da rinforzare?  

Le  buone pratiche delle scuole di Arzignano e della provincia   sono state anche pubblicate da Migrantes VICENZA  nel 2010 e nel 2011 e oggetto di dibattito pubblico.
                      
















Sono  andata a fine anno 2013 , chiamata dall'ispettore regionale G. Antonio Lucca, a portare in un corso di formazione  per docenti di un istituto superiore  padovano siffatte   esperienze positive in fatto di integrazione e inclusione degli alunni stranieri.

Certo , sono rimasta basita , oggi , leggendo  che  l'amministrazione comunale di Arzignano  ha scoperto  l'innovazione attraverso le classi di soli stranieri 
No, non si può tornare indietro,  non si deve. 
Il  modello di civiltà scelto dall’attuale amministrazione è quello dell’Alabama del governatore George Wallace che nel 1963 fu il protagonista della lotta dura contro l’integrazione razziale nelle scuole insieme alla parte più razzista del Sud degli States.           
E’ un modello di apartheid a cui adesso si ispira Donazzan                

Ben venga dunque la richiesta delle minoranze consiliari di effettuare un consiglio straordinario per affrontare la tematica in questione

  Il  tema della mescolanza nella scuola e nei servizi educativi ci riguarda,  riguarda tutti e  si coniuga strettamente con quello dell’uguaglianza,  della coesione sociale e culturale.
  
Solo una scuola di qualità senza recinti e separazioni può cercare di includere, a partire dai talenti e dalle fragilità di tutti e di ciascuno e può costruire le condizioni per una positiva con-cittadinanza.
                                  
Donata Albiero


A scuola nessuno è straniero 
http://donataalbiero.blogspot.it/2013/12/a-scuola-nessuno-e-straniero.html

Italiano sono anch'io
http://donataalbiero.blogspot.it/2013/02/italiano-sono-anchio.html

Nessun commento:

Posta un commento