Visualizzazioni totali

sabato 25 marzo 2017

VIOLENZA E BULLISMO FIGLI DI UNA SOCIETA' MALATA

   Il guerriero          https://youtu.be/fK8LrzzC4-8


Continuano a verificarsi nella nostra società episodi di violenza fine a se stessa, che non trovano alcuna giustificazione sociale e morale.















A fare le spese del clima brutale in cui viviamo sono quasi sempre i più deboli: i bambini, i vecchi, gli stranieri, le donne, i poveri. Siamo spinti a pensare che la violenza diffusa dipenda in parte dai modelli che gli stessi media e la pubblicità ci trasmettono: il maschio vincente, la donna aggressiva e “performante”, “l’uomo che non deve chiedere mai”.             
 Oggi, tutti desideriamo stare sotto i riflettori, essere famosi, essere qualcuno, con qualsiasi mezzo,
 vincendo il premio Nobel, esibendoci al Grande Fratello, o mettendo a ferro e fuoco uno stadio. E per raggiungere il nostro obiettivo siamo disposti a sgomitare, ad aguzzare i denti, a calpestare il corpo e l’anima di chiunque.
 L’arroganza, la prepotenza, sembrano oggi diventate delle virtù da ammirare e da coltivare. Prevale l’orgoglio, chi non ce la fa perde e merita soltanto il nostro disprezzo o la nostra indifferenza.

A fronte di tali drammatiche problematiche di violenza e di prepotenza che possono sfociare nel bullismo (adulto e adolescenziale) si suole opporre, di solito, nell'immediato, clamorose dichiarazioni d'intenti, analisi sociologiche non meditate, giustificazioni psicologiche superficiali e motivazioni politiche partigiane, tendenti ad attribuire la causa degli eventi a forze avverse non meglio specificate. Dopo qualche tempo tutto viene archiviato e trasferito nel dimenticatoio: “archivio virtuale che non eserciterà più, per sua intrinseca natura, alcuna   influenza sull'opinione pubblica, già di per sè mentalmente intorpidita dalle massicce e convulse dosi di informazioni quotidiane …e tutto resta come prima …fino al ripetersi fatale di ulteriori episodi  di violenza"  (Saro Borgia)



 La prepotenza che può sfociare nel  “… bullismo è figlio di una ignoranza, di una arroganza, di una diseducazione alle quali purtroppo la tv concorre in modo potente. Non parliamo poi della Rete dove l’anonimato incoraggia ogni sorta di dileggio. Anche nei dibattiti politici, un tempo molto corretti, e nei talk show, hanno cominciato ad imperversare personaggi che fanno dell’insulto, dell’oltraggio, della villania, della diffamazione la loro fondamentale “qualità televisiva”, si lamenta un lettore di Repubblica in una lettera aperta il 22 03 2017 .

Che fare? 
Una sorta di impotenza: è ‘l’aria generale’ che tira risponde C. Augias
 ”Penso alle aule parlamentari e agli spettacoli spesso indecenti che vi hanno luogo in termini sia
 di favori scambiati sia di comportamenti violenti o oltraggiosi. L’aula della Camera ospita spesso classi di adolescenti in visita, spesso bisognerebbe vietarla ai minori di 18 anni. La cinematografia televisiva quasi per intero. 
Invito a una prova: scanalare velocemente col telecomando, contare quante sparatorie e scazzottate si vedono. Le risse del resto piacciono, fanno aumentare l’ascolto, il dibattito in studio spesso assomiglia a due ubriachi in strada che reggendosi male sulle gambe se ne dicono di tutti i colori. Chi passa un minuto si ferma, un sorriso se lo concede. Poiché sull’ascolto si misura il compenso dei conduttori oltre che la fortuna della rete, nessuno ha interesse a far moderare i toni e a togliere la voce a chi esagera. Sarebbe facilissimo, basterebbe chiudere il microfono per trasformare l’urlatore in un pesce da acquario. Proseguo: il livello molto basso di acculturazione media che tende a incoraggiare consumi e passatempi di infimo livello, scoraggiando per esempio la lettura dei quotidiani più seri. Le famiglie, spesso assenti o incapaci di educare... Eccetera”.

Aggiungo io, criminalizzare il bullo di turno è un modo per nascondere la faccia di una società, che è il contesto in cui esso si manifesta.

Si tratta di un malessere, espressione dell’ambiente deprivato di valori umani in cui vivono molti ragazzi. L’odio razziale, la discriminazione religiosa, l’intolleranza verso il diverso, l’egoismo, la canea contro i migranti e tante altre manifestazioni di disumanità sono il terreno in cui i germi del bullismo si sviluppano. Se è giusto colpire e insultare chi scappa dalla guerra e dalla fame è altrettanto logico infierire sull’elemento debole di turno che si trova a portata di mano.



Chi predica vento raccoglie tempesta.
Il bullo non è altro che l’autoritratto (oggi diremmo “selfie”) di una società che ha smarrito se stessa.

Colpevolizzare o punire serve a poco.  
 E’ necessario un confronto culturale permanente per contrastare il degrado morale e etico di una società che ogni giorno si esprime nella violenza o\e nel bullismo, ripristinando  il rispetto delle regole e del bene comune e cominciando dalle piccole cose, dagli aspetti più minuti della vita quotidiana. Mi permetto di suggerirlo ai genitori in primis e in seconda battuta ai docenti.


Donata Albiero 

Nessun commento:

Posta un commento